20 settembre 2018 – “Moda, molto bene i numeri e l’impegno del Governo, ma attenzione al nanismo delle nostre imprese e alla concorrenza di Londra“. Lo ha dichiarato a margine della settimana milanese della moda Tiziana AGNATI, Vice Presidente CONFASSOCIAZIONI Cultura Spettacolo Moda.
“Qualche giorno fa, Luigi Di Maio, in visita al MICAM di Milano ha confermato l’impegno del Governo ad aiutare le PMI del settore moda. Prendiamo atto positivamente – ha affermato Tiziana AGNATI – della dichiarazione del Ministro, anche se ricordiamo che bisognerebbe accelerare un piano di aiuti che avrebbe altrimenti durata ventennale. Anche perché la moda italiana fa bene a tutto il sistema Paese. Nel 2017 il comparto tessile, abbigliamento e pelletteria, ha prodotto un saldo positivo import-export da 19,8 miliardi di euro destinato a crescere ad oltre 24 miliardi nel 2021. Le esportazioni nel 2017 sono cresciute del 4,3%, e, comprendendo i settori collegati come gioielli, cosmetica, profumi e occhiali, si arriva al 6%. L’Italia resta il primo Paese in Europa per valore lordo della produzione di moda con il 41% del totale, seguita da lontano da Germania (11%), Spagna (10%), Francia (8%), Regno Unito (7%).
“Crescite non riscontrabili in altri settori economici e non dimentichiamo la formidabile promozione dell’immagine del nostro Paese all’estero. Nonostante questo – ha proseguito la AGNATI – facciamo fatica a fare rete. In Inghilterra hanno mandato in campo anche la Regina che, a febbraio, si è seduta in prima fila accanto alla direttrice di Vogue America, Anna Wintour, per assistere alla sfilata di Richard Quinn. Una mossa che ha fatto scalpore e che testimonia quanto sia importante l’appoggio istituzionale anche per questo settore. D’altra parte, negli ultimi 7 anni, Milano si è vista superare da Londra per numero di marchi presenti, tanto da provocare un intervento del nostro Governo a supporto della filiera italiana, con la costituzione di un Tavolo per la Moda. Ma non è bastato: sono reduce proprio dalla settimana della moda di Londra ed il numero di sfilate e di presentazioni è stato ancora una volta maggiore rispetto al numero di sfilate che animeranno la settimana milanese in corso”.
“Ecco perché bisogna partire – ha continuato Tiziana AGNATI, Vice Presidente CONFASSOCIAZIONI Cultura Spettacolo Moda – da questo presupposto molto pratico. L’estero è il mondo, e non possiamo pretendere che capiscano le nostre contrapposizioni interne. Quel che serve è presentarsi come un sistema unico, compatto e coeso. Bisogna ripensare a tutto il settore come fosse una holding. Mi riferisco per esempio alle fiere, dove ha senso presentare una filiera il più possibile completa, o ai centri tecnologici 4.0 che potrebbero essere condivisi. Anche perché il saper fare che contraddistingue le nostre PMI ha fatto sì che colossi come la LVMH producano i propri prodotti di lusso in Italia, andando da alcuni anni ad attingere alle capacità artigianali italiane. Il nostro nanismo imprenditoriale e l’incapacità di fare rete tra gli operatori della filiera stanno diventando un problema. Sarebbero necessari processi di formazione in grado di rendere più solide le realtà più piccole, evitando che diventino preda e satelliti di aziende estere. Così come va benissimo rilevare il legame tra la moda e il nostro patrimonio culturale artistico e storico, eppure siamo forse l’unico Paese in Europa a non vantare un museo permanente della moda tipo il Victoria & Albert Museum di Londra”.
“Vale la pena di ribadire – ha concluso Angelo DEIANA, Presidente di CONFASSOCIAZIONI – che rimane fondamentale e basilare una corretta formazione sulle potenzialità dell’online. I dati parlano chiaro: solo il 12% delle nostre PMI con potenzialità di esportazione sui mercati esteri è in grado di offrire una presenza comprensiva di piattaforma E-commerce, offerte market-place e App dedicata. Sarebbe importante, invece di farci fagocitare dalle multinazionali estere, riuscire a costruire un’operazione strategica sul sistema moda attirando fondi di investimento sul settore e rafforzando le strutture delle nostre PMI con supporti di capitali e competenze che gli consentano di moltiplicare ulteriormente un segmento che, solo nel primo semestre del 2018, ha già generato 25,9 miliardi di euro a livello di commercio internazionale”