Confassociazioni International continua il suo road show in giro per l’Italia per portare sui tavoli di discussione il tema degli investimenti esteri.
Mercoledì 20 luglio si è svolto a Roma l’incontro in Unioncamere, sul tema degli investimenti esteri, terza tappa del ciclo di conferenze: “Investimenti esteri: risorsa odierna; speranza di domani “, promosso da Confassociazioni International, Unioncamere, ICE.
Con il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello, padrone di casa, sono intervenuti Salvo Iavarone, presidente di Confassociazioni International, Luigi Campitelli della Regione Lazio, e Paolo Pispola, del MISE. E’ stato un incontro altamente impegnativo, e ricco di contenuti.
Salvo Iavarone ha fornito un po’ di dati:
Nel 2013 i capitali provenienti da oltre confine si sono spalmati sul territorio con queste percentuali: 65% al Nord Ovest, 18,5% al Centro, 13,8% al Nord Est, 2% al Sud. I flussi in entrata nel 2014 arrivano per il 39% dal Lussemburgo (ma qui il dato è influenzato dalla presenza di numerose multinazionali nel Paese), 20,8% dalla Francia, 12% dal Belgio.
Nel 2014 come stock totali di IDE ( investimenti diretti esteri) siamo a 281 miliardi di euro, con un incremento del 3,5% rispetto al 2013 ( aumento di 9,5 miliardi ). Ma nel 2015 siamo crollati sotto i 2,5 miliardi, 0,1% del Pil. Qualcosa non va. Lo stock complessivo, in rapporto al Pil, rimane il 17%. Sempre indietro rispetto a Germania ( 19%), Francia( 26%), Spagna ( 51%), Regno Unito( 60% ).
Le imprese facenti parte di gruppi internazionali in Italia sono 13mila, e rappresentano lo 0,3% del totale. Ma, attenzione, impiegano il 7% della forza lavoro, e producono, come visto, il 17 %. Le imprese a controllo estero appaiono quindi più produttive. Ogni addetto produce un valore aggiunto di 80mila euro. Per le aziende italiane il dato si ferma a 43mila. La maggiore produttività trova spiegazione nell’ intensa politica di investimenti che caratterizza le imprese appartenenti a gruppi esteri. Questo spiega un po’ anche il dato relativo al Nord Ovest osservato in apertura( 65% di capitali calamitati ). La lettura va cercata in una correlazione tra imprese strutturate, a grandi dimensioni, e le caratteristiche gestionali preferite da operatori stranieri. Paesi che investono di più? Francia e Germania ( 18% e 14% del fatturato complessivo ). Primo Paese non europeo, il Giappone ( 3% ). Settore dove più si investe? Farmaceutico, con l’ 80% di export operato da aziende italiane di proprietà straniera. Seguono Prodotti petroliferi, Chimica, Apparecchiature elettriche.