“Per velocizzare i processi, sfruttiamo l’Università per rafforzare la formazione dei consulenti tecnici dei Tribunali”
Roma – 5 agosto 2013 – “In Italia si fa troppo poca formazione per l’aggiornamento professionale dei CTU, i consulenti tecnici d’ufficio dei tribunali che svolgono un ruolo sempre più importante a fianco dei giudici. Per questo motivo sarebbe auspicabile l’impegno del mondo universitario per creare percorsi formativi ad hoc per questi professionisti”. Lo ha dichiarato Franco Pagani, Vicepresidente di CONFASSOCIAZIONI con delega ai rapporti con le Università.
“Il loro impiego è sempre più diffuso, sia nei processi più eclatanti come il disastro ferroviario di Viareggio, la Costa Concordia o il tragico incidente sulla autostrada A16, ma soprattutto nelle cause civili e penali per determinare il valore di un immobile, di un danno subito, le contraffazioni e si potrebbero fare mille esempi. I consulenti ( architetti, geometri, ingegneri, tributaristi, pedagogisti ed altre categorie specialistiche dei settori bancari, commerciali, industriali) devono essere persone particolarmente esperte non solo nella loro specifica professione ma anche sulle procedure giudiziarie, le regole di condotta da tenere, la capacità di relazione tra le parti e anche la mediazione per dirimere le liti”.
Si tratta veramente di una professione nella professione – ha continuato Pagani (che è anche Presidente Regionale dell’APE, Associazione Periti e Esperti della Toscana) – un ruolo molto delicato che necessità di una formazione specifica che oggi di fatto non esiste. E’ per questo che ci stiamo battendo sia come CONFASSOCIAZIONI che come APE per attivare le Istituzioni Universitarie al fine di organizzare corsi di aggiornamento, master o corsi post laurea. I CTU andrebbero poi diversificati non secondo le singole professioni ma in macro aree trasversali (tecnica, sanitaria, sociale ed economica), ampliando gli appositi albi con le tutte le professioni associative più importanti come, ad esempio, amministratori immobiliari, visuristi, informatici, eccetera”.
“Uno dei problemi che sta emergendo – aggiunge Giovanni Ceccatelli, vicepresidente di APE (Associazione Periti Esperti della Toscana) organizzazione aderente a CONFASSOCIAZIONI – è il metodo della rotazione dei CTU: i giudici infatti hanno un elenco immenso e pressoché privo di utili e dettagliate informazioni. In pratica ogni magistrato non può affidare ogni anno più del 10% delle consulenze al singolo professionista. E allora, spesso per un eccesso di zelo, vengono nominati periti presi a casa dall’elenco senza però che il giudice ne conosca l’esperienza come consulente d’ufficio”.
“D’altra parte, basta il mancato rispetto di una procedura o di una norma – ha aggiunto Mario Bulgheroni, Vice Presidente di CONFASSOCIAZIONI con delega a Giustizia e Diritto e Presidente dell’AVI, Associazione Esperti Visuristi Italiani – per rendere vana una perizia con il rischio concreto di allungamento dei processi e dei costi. Per questo motivo la formazione ed il supporto delle Università è fondamentale. Se vogliamo fluidificare la macchina della giustizia dobbiamo investire nell’apprendimento a 360° delle figure ausiliarie del giudice e nei processi di informatizzazione intensiva. E non dobbiamo aver paura dei costi che saranno ampiamenti ripagati dai processi di crescita economica e sociale e dagli investimenti esteri che una giustizia efficiente può indurre”.